
Nel corso della storia, poche paure hanno terrorizzato l’immaginazione collettiva quanto quella di essere sepolti vivi. Questa fobia, conosciuta come tafofobia, ha ispirato racconti macabri, opere letterarie (come quelle di Edgar Allan Poe) e, sorprendentemente, invenzioni pratiche. Tra queste, spicca il cosiddetto “safety coffin”, o bara di sicurezza: un dispositivo ideato per permettere a una persona erroneamente dichiarata morta di segnalare la propria condizione e ottenere soccorso.
Origini della paura
Nel XVIII e XIX secolo, la medicina era ancora in fase di sviluppo e le diagnosi di morte non sempre erano precise. I casi documentati (o presunti tali) di persone sepolte vive aumentarono l’ansia pubblica. Le epidemie, le catastrofi e l’uso crescente di sepolture rapide contribuirono ad alimentare la paranoia.
L’idea della bara di sicurezza
La bara di sicurezza fu sviluppata come risposta concreta a questa paura. Si tratta di un feretro modificato dotato di dispositivi per la comunicazione o la sopravvivenza, attivabili dalla persona sepolta. Le soluzioni erano molteplici:
- Campanelli collegati a un filo legato al polso o al dito del “defunto”, che poteva suonarli in caso di risveglio.
- Tubi di aerazione, per garantire l’ossigeno.
- Spie visive o sonore sulla tomba, collegate a meccanismi interni.
- In alcuni casi, periscopi, microfoni, o dispositivi elettrici, man mano che la tecnologia avanzava.
Brevetti e diffusione
Il primo brevetto ufficiale per una bara di sicurezza risale al 1792, registrato da Duke Ferdinand di Brunswick, ma l’idea venne ripresa e migliorata per tutto il XIX secolo. Tra i più noti ideatori c'è Franz Vester, che nel 1868 brevettò una “bara a prova di morte apparente” con un sistema complesso di allarme.
Alcune società funebri arrivarono persino a offrire bare di sicurezza come servizio premium, mentre si diffusero guide su come “testare” la morte in modo sicuro.
Declino e significato moderno
Con l’evoluzione della medicina, le diagnosi di morte sono divenute più affidabili, rendendo obsoleta la bara di sicurezza. Tuttavia, il concetto è rimasto impresso nella cultura popolare, simbolo di un’epoca di incertezza scientifica e paura esistenziale.
Oggi, la bara di sicurezza rappresenta un curioso oggetto di studio storico e culturale: una combinazione di ansia umana e ingegno tecnico. Compare nei musei della medicina, nei romanzi gotici e in alcune mostre sulla storia della morte e delle credenze funerarie.
La “safety coffin” è più di un’invenzione stravagante: è un riflesso delle paure di un’epoca, ma anche della capacità dell’uomo di trovare soluzioni creative – per quanto macabre – ai suoi incubi più profondi. In un mondo dove la morte è ancora in parte un mistero, la bara di sicurezza ci ricorda quanto l’istinto di sopravvivenza possa spingersi oltre la vita stessa.