
Il 17 giugno 1939, di fronte alla prigione di Saint-Pierre a Versailles, Eugène Weidmann fu giustiziato con la ghigliottina. Quella che poteva sembrare una delle tante esecuzioni capitali dell’epoca divenne invece un evento storico: fu l’ultima volta in cui la Francia praticò una decapitazione pubblica. Quel giorno segnò la fine di una lunga tradizione, nata con la Rivoluzione Francese e destinata a concludersi in modo clamoroso e controverso.
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Chi era Eugène Weidmann?
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Eugène Weidmann era un criminale franco-tedesco, nato a Francoforte nel 1908. Durante la sua vita, commise una serie di rapine e omicidi. Tra il 1937 e il 1938 uccise almeno sei persone, tra cui un'attrice americana e un uomo d'affari, nel tentativo di ottenere denaro con cui finanziare la sua esistenza da fuggiasco. La brutalità dei suoi crimini e la freddezza con cui li compì attirarono l’attenzione pubblica e delle autorità . Fu arrestato nel dicembre 1937, dopo una lunga caccia all’uomo, e processato nel marzo del 1939. La condanna a morte fu rapida e senza appello.
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Il giorno dell’esecuzione
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L’esecuzione avvenne all’alba, come da tradizione, davanti a una folla di curiosi e giornalisti. La scena si trasformò presto in uno spettacolo macabro: i presenti si affollavano, ridevano, scattavano fotografie. Tra di loro c'erano persino venditori ambulanti che offrivano cibo e bevande, come in una sorta di fiera. Uno dei testimoni oculari fu il futuro regista Georges Franju, che più tardi descrisse l’esperienza come profondamente scioccante e ispiratrice per il suo documentario Le Sang des Bêtes (Il sangue delle bestie).
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L’uso della ghigliottina, strumento simbolico dell’egalitarismo rivoluzionario, si rivelò quella mattina un atto grottesco e teatrale. L'esecuzione fu ripresa illegalmente da alcuni cineoperatori, e le immagini circolarono clandestinamente, suscitando scalpore e condanne.
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Le reazioni e la fine delle esecuzioni pubbliche
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Lo spettacolo degradante di quella mattina indignò l’opinione pubblica e le autorità francesi. Il presidente Albert Lebrun e il governo in carica, colpiti dalla barbarie dell’evento e dal comportamento della folla, decisero di porre fine alla pratica delle esecuzioni pubbliche.
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Pochi giorni dopo, il 24 giugno 1939, un decreto presidenziale stabilì che tutte le future esecuzioni capitali dovessero avvenire all’interno delle prigioni, lontano dagli occhi del pubblico.
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La ghigliottina dopo Weidmann
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Sebbene non più pubbliche, le esecuzioni con la ghigliottina continuarono in Francia fino al 1977. L’ultima persona a essere giustiziata con questo metodo fu Hamida Djandoubi, condannato per omicidio. Solo nel 1981, con l’abolizione ufficiale della pena di morte sotto la presidenza di François Mitterrand e il ministro della giustizia Robert Badinter, si mise definitivamente fine alla ghigliottina come strumento di giustizia.
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L’esecuzione pubblica di Eugène Weidmann rappresenta una cesura nella storia della giustizia francese. Non solo pose fine a uno spettacolo di sangue che per secoli aveva affascinato e inorridito le folle, ma accese anche una riflessione profonda sul senso della pena capitale in una società che si professava moderna e civile. Quel giorno del 1939 non fu solo la fine di un uomo, ma anche la fine di un’epoca.